Attendono mesi, anche anni. Sono alloggiati presso strutture di accoglienza o alberghi, a spese dello Stato Italiano che li accoglie in attesa di capire se hanno i requisiti per essere dichiarati rifugiati politici e quindi persone che scappano dalla guerra e che quindi hanno diritto a protezione ed accoglienza. Da quando arrivano a quando l’iter burocratico per la definizione del loro status viene completato, passano anche due anni. Tempi che cominciano a pesare su chi li ospita che non sa più come intrattenerli, sui comuni che cominciano a rifiutare nuovi arrivi perché non sanno come gestirli e sui migranti stessi che vengono lasciati in un limbo a tempo indeterminato. Intanto i costi per lo Stato lievitano e alla fine solo il 15% del totale ottiene lo status di rifugiato politico. Gli altri vanno a riempire le fila dei clandestini o trovano lavori occasionali e precari. Ciò che è certo, come ci conferma Don Danilo che alla Caritas ha visto andare e venire molti profughi, è che non vogliono più tornare nel loro paese. La Caritas cerca di tenere impegnati i richiedenti asilo, con attività come corsi di lingua o volontariato, per combattere la noia per forza dilaga e alla fine causa proteste come quella di giovedì a Lizzola e non cadere nel puro assistenzialismo. La Commissione Territoriale di Brescia è stato sollecitata dalle Prefetture che a loro volta sono state sollecitate dai comuni, per accelerare l’iter burocratico. Ma non è facile. Le difficoltà per risalire alla storia di ogni migrante sono molte. Inoltre ogni migrante può fare richiesta di ricorso al Tribunale di Milano e a sue spese fare poi anche altri ricorsi. E nel frattempo continuano ad arrivare in Italia, paese che poi non lasciano più in ogni caso, e continuano ad essere inviati nei paesi spesso senza il coinvolgimento dei sindaci. Un gruppo di altri 15 è arrivato in Valle Camonica recentemente ed è ospite dell’Hotel Cave di Boario.
dal giornale online: Più Valli TV – News
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