Il terremoto di magnitudo 7.8 che ha scosso la Valle di Kathmandu in Nepal ha prodotto ormai migliaia di morti, macerie e distruzione ovunque e un’emergenza umanitaria, sociale, sanitaria di proporzioni bibliche, anche perché i soccorsi sono difficili, soprattutto nelle zone impervie. Proprio nella valli meta di alpinisti da tutto il mondo, sotto l’Everest e sulle pendici della grande Monatgna sacra all’alpinismo ed alla cultura secolare di questa terra, si sono registrati alcuni drammi che riguardano alpinisti di tutto il mondo impegnati in spedizioni scientifiche, tecniche, sportive. Molte di queste spedizioni hanno anche un profondo scopo umanitario, sociale, culturale: molti alpinisti, infatti, prendono a cuore questo o quel problema, questa o quella organizzazione, questo o quel villaggio, aiutando nelle loro spedizioni le popolazioni che vivono spesso in condizioni di grande povertà e abbandono. Alcuni di loro sono stati travolti dal terremoto proprio mentre stavano portando aiuti alla gente. In queste ore il Club Alpini Italiano lancia un appello a tutto campo perché la solidarietà della montagna non si fermi e, davanti ad una catastrofe di enormi proporzioni, riemerga il seme della speranza che nasce dalla solidarietà tra genti di montagna. L’emergenza in Nepal non è destinata a finire presto: per recuperare tutti i corpi, bonificare le zone terremotate e iniziare a costruire ci vorranno tempi molto lunghi. Il mondo della Montagna italiana non dimentica quelle lontane popolazioni raggiunte con il sorriso e la tenerezza di un gesto affettuoso nei tempi felici delle spedizioni in pace. Ora è tempo di rimboccarsi in modo diverso le maniche: per questo il Cai ha lanciato il suo appello.

dal giornale online: Più Valli TV – News
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