Un anno fa alle 14.30 a Cevo sul dosso dell’Androla perdeva la vita in modo improvviso, drammatico e del tutto inaspettato il 21enne loverese Marco Gusmini che si trovava in gita a Cevo con gli amici dell’Oratorio per prepararsi alla giornata di canonizzazione di Giovanni Paolo II che si sarebbe svolta l’indomani a Roma. Marco aveva trascorso ore serene con gli amici, cantando e pregando: insieme avevano consumato il loro pranzo al sacco e nella splendida giornata di primavera, quando il sole stava progressivamente conquistando gli spazi della montagna ancora innevata, stavano dedicandosi alle cose semplici e pulite di ragazza in gamba. Con loro il curato dell’Oratorio sante Capitanio e Gerosa di Lovere, don Claudio Laffranchini, che aveva accompagnato i suoi ragazzi in questa giornata di preparazione gioiosa alla santificazione del loro papa. Quello stesso papa in onore del quale era stata eretta la grande croce che Enrico Job aveva disegnato in occasione della a Brescia di Giovanni Paolo II il 18 settembre 1998 allo stadio di Mompiano per la beatificazione di Giuseppe Tovini. Quella croce venne richiesta dalla Comunità di Cevo perché potesse essere un monumento a Cristo, dopo quello eretto nel 1905 sul Guglielmo e quello eretto nel 1932 sul Colle della Maddalena a Bienno. Voleva essere un atto di consacrazione della Vallecamonica a Cristo, con un grande monumento che, svettando sulla valle, fosse anche un segno di protezione. I ragazzi di Lovere in quel giorno erano lì a pregare vivere un momento bello di comunità: la cronaca ricorda solo uno scricchiolio improvviso e sinistro, un rumore di legno che si contorce e geme in modo tremendo e quindi uno schianto rapido e drammatico. Proprio sotto la croce, acanto all’altare, i giovani loveresi avevano lasciato zaini, felpe, contenitori del loro pranzo al sacco: tutti fuggono meno Marco, impedito nei movimenti. Rimane colpito alla nuca dalla testata della croce e muore sul colpo. Da quel giorno il dolore per la sua scomparsa si è stemperato in tante iniziative perché la sua testimonianza di ragazzo semplice volonteroso, attaccato alla vita e desideroso di essere uno in mezzo agli altri e con gli altri, non venisse mai meno, come esempio per tanti altri giovani. Mamma Mirella e papà Luciano non sono mai saliti a Cevo sul lugo della tragedia dove quotidianamente qualcuno si reca a pregare e lasciare un segno di affetto. Cevo e Lovere sono legati da questa tragedia, ma lo sono ancor più nel segno della solidarietà, della fratellanza, della solidarietà: dopo la deposizione di un mazzo di fiori sul luogo della tragedia da parte del Sindaco di Cevo Silvio Citroni, la fiaccolata serale a Lovere e la preghiera per Marco di questo giorno anniversario della sua morte, domenica mattina dopo la messa solenne delle 10.00 celebrata da Mons Mario Vigilio Olmi ci sarà l’inaugurazione della Bottega di Marco, laboratorio del legno per il quale aveva una grande passione. Anche grazie a queste iniziative, forti e concrete, Marco vive nel cuore di chi ha toccato con la sua presenza semplice, espansiva, gioiosa, anche se troppo breve.

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