Era il 24 aprile 2014, attorno alle 14.00, quando la grande croce di Enrico Job improvvisamente si spezzava cadendo pesantemente a terra con il grande Cristo di Gianni Gianese, dell’altezza di 8 metri e del peso di circa 6 quintali. Sotto c’era un gruppo di giovani dell’Oratorio di Lovere: al terribili scricchiolio erano fuggiti tutti meno Marco Gusmini che non era riuscito ad allontanarsi in tempo, venendo colpito a morte dal pesante manufatto. Da allora la zona è stata transennata ed interdetta al pubblico, fino alla conclusione delle indagini dei periti: oggi è arrivata la notizia che l’area può di nuovo essere utilizzabile, dopo le necessarie verifiche sulla staticità della cripta posta sotto la croce. Il pensiero va ancora a quel giorno, a quel giovane molto amato dai suo amici di cordata dell’oratorio di Lovere, alla sua famiglia che è rimasta attonita nel dolore. Ora Cevo vuole ripartire: dopo gli adempimenti necessari dei quali il Comune dovrà farsi garante, l’area potrebbe conoscere una rinascita con idee legare alla grande Croce che svettava sul dosso, intitolata a Giovanni Paolo II.

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