I comuni, i sindacati, i parlamentari e la regione. Tutti hanno fatto squadra per evitare la chiusura degli uffici postali paventata da poste italiane e così, il progetto che prevedeva per la Lombardia la smobilitazione di 61 sportelli e l’apertura a singhiozzo per altri 121, è stato congelato fino al 21 aprile quando si terrà in Regione un nuovo tavolo con Poste italiane. Dopo le proteste dei territori, e le prese di posizione istituzionali, il Consiglio regionale lo scorso 3 marzo ha anche approvato una Risoluzione che bocciava il piano. Così le istituzioni sono in sostanza riuscite a prendere tempo per ragionare e valutare la situazione ufficio per ufficio, comune per comune, per evitare chiusure e rimodulazioni dannose per il territorio, soprattutto per l’aspetto sociale e le ricadute che si avrebbero per le fasce più deboli della popolazione. Per ogni comune andrà valutata la specifica esigenza: si terrà conto della presenza o assenza di sportelli bancari, delle criticità del servizio di trasporto pubblico, dei comuni soggetti a fusione e della distanza tra gli uffici postali. In attesa del tavolo del 21 aprile, i consiglieri regionali stanno raccogliendo le proposte da portare all’attenzione di Poste Italiane: il Vicepresidente Fabrizio Cecchetti della Lega Nord e il consigliere Stefano Buffagni del Movimento 5 Stelle hanno chiesto che nella griglia che Poste italiane farà sulla redditività degli uffici per individuarne le chiusure o le razionalizzazioni si tenga separato l’aspetto business da quella di servizio pubblico. Obiettivo: evitare che a farne le spese siano soprattutto i pensionati che si recano agli sportelli solo per ritirare la pensione. La consigliera regionale camuna Donatella Martinazzoli della Lega Nord ha sollecitato attenzione per le situazioni di montagna, mentre Enrico Brambilla e Fabio Pizzul del Partito Democratico hanno chiesto che in tutte le fasi della trattativa vi sia il coinvolgimento e il confronto con i territori interessati. Tutti criteri che se uniti e presi in considerazione, dovrebbero portare a una valutazione meno “precipitosa” sulle chiusure e ad un piano di riorganizzazione di poste italiane, più condiviso.
dal giornale online: Più Valli TV – News
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