12 anni di carcere per Giambattista Zambetti, noto come “il ragno”, 9 anni per Alessandro Suardi e assoluzione per gli altri imputati. Finisce così il processo alla banda del “Ragno”. Una storia di usura ed estorsione cominciata anni fa in Valle Cavallina, terminata con l’arresto due anni fa del Ragno che si era nascosto a Solto Collina. Inizialmente era riuscito a fuggire ma poi si era consegnato alle forze dell’ordine. Da allora qui inquirenti hanno ricostruito l’attività della banda durante un’indagine resa ancora più difficile dalla paura delle vittime di parlare per timore di spedizioni punitive. Una requisitoria che nonostante il clima di omertà, per cui secondo il pm le vittime “avrebbero tentato di attribuire le responsabilità a Giovanni Ghilardi e su Fiorenzo Cortinovis, i due indagati morti”, è stata portata a termine. Questo mercoledì la sentenza del collegio dei giudici presieduto da Antonella Bertoja: per il Ragno della Valcavallina, che secondo la pubblica accusa era il capo della banda dedita all’usura e alle estorsioni dal 2009 in poi in Val Cavallina, accusato anche di detenzione di armi ed esplosivo e associazione per delinquere, il pm Mara Teresa Rota aveva chiesto 24 anni di carcere. I giudici hanno optato per una sentenza meno severa condannandolo a 21 anni di reclusione.
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