Una fotografia dell’economia bergamasca e le strade che la politica e l’imprenditoria del territorio devono percorrere per migliorarla e renderla più competitiva. E’ tutto contenuto nel rapporto che l’Ocse (L’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha presentato in queste ore alla Camera di Commercio Orobica. Il nuovo rapporto arriva a 14 anni dall’ultimo, elaborato nel 2001. L’ultima analisi raccoglie i dati fino al 2011. L’analisi che ne esce non è brillantissima, ma bisogna pur tener conto che stiamo parlando degli anni della crisi: l’analisi, infatti, rileva che anche l’economia bergamasca – che resta comunque fra quelle più solide – ha perso terreno, pur tuttavia, mantiene alcuni capisaldi che dovrebbero rappresentare il motore per ripartire.

L’ECONOMIA PERDE TERRENO
L’economia bergamasca ha perso terreno a partire dal 2007 e il deterioramento è stato particolarmente pronunciano nel mercato del lavoro. Nel 201, infatti il tasso di disoccupazione a Bergamo è aumentato di tre volte rispetto al 2004. Il settore manifatturiero rimane comunque fondamentale per l’economia di Bergamo: conta il 35% del valore aggiunto lordo e il 34% dell’occupazione. Un dato che è sensibilmente al di sopra delle medie europee e delle medie di Ocse. Purtroppo però la ricerca evidenzia che la forza lavoro adulta manca di competenze generali, ha fatto un salto immediato tra la scuola dell’obbligo ed il lavoro e non ha acquisito competenze specifiche. Il risultato è un’ampia percentuale di lavoratori altamente qualificati nei compiti specifici del loro posto di lavoro o della loro azienda ma cui mancano le competenze generali richieste per adattarsi alle moderne tecniche produttive e per implementare pratiche innovative".

I SUGGERIMENTI
L’Ocse cosa suggerisce di fare per rilanciare l’economia bergamasca e guardare al futuro? Per uscire dalla crisi, dice il rapporto e riportare crescita e competitività ergamo deve investire in valore aggiunto e tecnicologie. Il raggiungimento di questo obiettivo richiede azioni in svariate aree chiave che si rinforzano e integrano a vicenda. Le priorità individuate per Bergamo includono: migliorare le competenze dei lavoratori; aumentare il potenziale d’innovazione; attirare Investimenti Diretti dall’Estero e promuovere la competitività delle PMI. Per ciascuna area, l’analisi identifica aree d’azione e leve politiche. Queste leve del cambiamento devono essere applicate in modo coordinato, secondo una visione comune, per raggiungere il maggiore beneficio possibile. Ciò richiede l’istituzione di una struttura di governance a livello locale che attualmente manca”. E’ quindi necessario aggiunge il raporto che gli stakeholder di Bergamo creino una visione comune per lo sviluppo regionale. Questi stakeholder includono il sindaco di Bergamo, gli altri sindaci della provincia, i leader del settore privato e delle istituzioni accademiche, oltre alle associazioni di imprenditori, i sindacati e la Camera di Commercio. Questa visione dovrebbe cristallizzare le azioni a breve, medio e lungo termine, e questi sforzi di cooperazione dovrebbero essere istituzionalizzati. E già arrivano le prime risposte dalla provincia il presidente Matteo Rossi chiede ai comuni di raccogliere la sfida e organizza per giugno gli stati generali dei comuni bergamaschi.

dal giornale online: Più Valli TV – News
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