Una sentenza della Corte di Cassazione rischia di rappresentare un precedente pericoloso che potrebbe obbligare i gestori degli impianti di risalita a pagare l’IMU sulle funivie e cabinovie. In seguito ad un ricorso dell’Agenzia del Territorio-Agenzia delle Entrate contro la società Sofma, tali impianti sono stati assoggettati al pagamento dell’IMU in quanto classificati nella categoria di attività commerciale e non di trasporto pubblico per la quale era prevista l’esenzione. La sentenza obbliga l’impianto a fune a pagare cinque anni di arretrato dell’Ici, ora Imu. Si tratta di un precedente che, in assenza di soluzioni politiche, produrrà un effetto domino su tutte le altre aziende del settore. Se le società che gestiscono gli impianti fossero messe in condizioni di pagare la tasse, chiuderebbero all’istante poiché già devono fare i conti con la crisi e con l’incognita della neve e con il maltempo. Per non parlare del costo dell’energia elettrica. Le cifre, per farci un’idea di quanto la tassa potrebbe incidere sui bilanci delle società, sono dell’ordine di 25mila euro all’anno per una seggiovia a sei posti oppure 50mila per una telecabina a otto posti. Ma soprattutto il pagamento potrebbe essere anche retroattivo fino al 2007.
IMU IMPIANTI SCI: LE VOCI DEI GESTORI CAMUNI
Solo in Valle Camonica, per le stazioni intermedie sui 1000 metri di quota, come Borno, Montecampione e Val Palot, pagare l’Imu sugli impianti di risalita, significherebbe una cosa sola: chiudere. Non sarebbe contento di pagare la tassa nemmeno il comprensorio Adamello Ski che conta decine di impianti. Uno scenario che non è nemmeno ipotizzabile perché la perdita di posti di lavoro, i danni sul turismo e sull’indotto, metterebbero la valle in ginocchio. E’ abbastanza sicuro che tutto ciò non avverrà il presidente della SIT di Ponte di Legno Mario Bezzi, prende l’occasione per sottolineare come siano urgenti interventi di rilancio delle piccole e medie stazioni, Matteo Rivadossi presidente della società Funivia Boario Terme Borno, fa gli scongiuri anche Davis Biena per la Val Palot secondo il quale “ci mancava solo questa”, mentre Mauro Piovani presidente di Montecampione Ski Area, fa una stima dei costi: 180 mila euro, una cifra impensabile.
CAPARINI: “ACCANIMENTO SULLA MONTAGNA”
Denuncia un accanimento fiscale del Governo nei confronti della montagna, il deputato camuno della Lega Nord Davide Caparini che ricorda l’introduzione dell’aumento dell’Iva dal 4 al 10% del pellet, la cancellazione dell’agevolazione nella bolletta per il riscaldamento che era introdotta 10 anni fa dal deputato camuno stesso a favore delle aree di montagna, la stangata dell’IMU sui terreni agricoli e ora rischia di arrivare il “colpo mortale”, ovvero l’IMU anche sugli impianti a fune. Per sollecitare un intervento del Governo, Caparini ha presentato un’interrogazione con la quale chiede al ministro Padoan di “intervenire subito con opportuni provvedimenti di natura interpretativa" per chiarire che “le stazioni filoviarie, funicolari e funiviarie” sono da ricomprendere nella categoria catastale E1 (“Stazioni per servizi di trasporto”) e non in quella commerciale (D/8), come invece stabilito dalla Sentenza della Corte di Cassazione che sancisce l’obbligo per i gestori degli impianti di risalita di pagare l’Imu sugli impianti a fune. “Le stazioni sciistiche fanno turismo, sviluppo, indotto. Andrebbero premiate e non costrette a chiudere.” L’appello del parlamentare camuno è rivolto al Governo perché si attivi per salvere gli impianti di risalita dall’incubo Imu ma anche per fermare l’accanimento fiscale sulla montagna.
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