Ci sono ancora due giorni di tempo per la difesa e per Bossetti, per chiedere un interrogatorio, una integrazione di indagine, depositare memorie, produrre documenti o quant’altro. Poi, dal 18 marzo, scadranno i venti giorni dalla data di notifica dell’avviso della chiusura dell’inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio e quindi, da mercoledì, il pm può inoltrare la richiesta di rinvio a giudizio, oppure l’archiviazione del caso. Nel frattempo l’avvocato difensore di Massimo Bossetti, Salvagni, valuta l’eventualità di presentare una richiesta di rito abbreviato, ma condizionato, per il suo assistito. L’avvocato esclude una richiesta di giudizio abbreviato secco (che come obiettivo avrebbe la riduzione di un terzo dell’eventuale pena ed eviterebbe il dibattimento sulle prove), mentre potrebbe optare per l’abbreviato condizionato, che prevederebbe che il giudice prenda una decisione allo stato degli atti, ma con la possibilità di assumere una o più prove indicate dall’imputato. Massimo Giuseppe Bossetti intanto, scrive le sue emozioni e frustrazioni in una lettera che spedisce al quotidiano il Giorno: un foglio protocollato e scritto a mano nel quale l’uomo in carcere con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, mette nero su bianco il suo sfogo. Da quando è stato portato via dal cantiere in cui lavorava e chiuso in carcere a Bergamo, il muratore di Mapello non ha mai smesso di proclamarsi innocente. Contro di lui però c’è la prova del DNA, quella delle fibre del furgone trovate, le immagini delle telecamere e un quadro probatorio complesso che gli è costato il quinto no al Tribunale del riesame alla quinta richiesta di scarcerazione presentata dal suo legale difensore.

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