Così il tribunale del riesame di Brescia ha bocciato, di nuovo – ed è la quinta volta – il ricorso degli avvocati della difesa e ha disposto che l’uomo accusato del delitto di Yara debba restare in cella. L’ordinanza di 17 pagine stabilisce questo a tre giorni dall’udienza durante la quale, martedì a Brescia, per la prima volta, Bosetti, ha parlato in aula proclamando, ancora una volta la propria innocenza. Come detto questo è il quinto no che la difesa di Bossetti si sente rispondere in merito alla sua scarcerazione. Due da parte del giudice per le indagini preliminari, Ezia Maccora, due dal Riesame e uno dalla Cassazione. Ma la difesa di Bossetti non demorde e insiste sulla questione del DNA mitocondriale anche se, anche questa volta il giudice, ha valutato che questa circostanza non è decisiva per escludere i gravi indizi di colpevolezza che pesano su Bossetti. Secondo i giudici, infatti, l’identificazione di un soggetto con la tecnica del DNA avviene attraverso i marcatori del DNA nucleare, gli unici che sarebbero in grado di restituire le caratteristiche specifiche di un individuo. Insomma per il tribunale del riesame – nonostante la difesa abbia ancora una volta insistito anche sul fatto che addosso a Yara non sono stati trovati peli di Bossetti – è credibile che via sia stato un contatto fisico fra i due e proprio nel momento in cui Yara veniva aggredita portandola poi all’agonia che ne ha decretato la morte. Insomma per i giudici ci sarebbero pochi dubbi che il muratore di Mappello sia comunque implicato nell’omicidio della adolescente. Il tribunale conclude che le esigenze cautelari del carcere sarebbero dettate anche dal pericolo di recidiva e anche il fatto che Bossetti sia incensurato non fa venire meno la gravità delle accuse a suo carico soprattutto – sostengono ancora i giudici – tenuto conto dell’efferatezza del delitto.

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