Il decreto salva Ilva è legge. Per quanto riguarda l’indotto però, ovvero il pagamento delle imprese anche camune, bresciane e bergamasche che vantano crediti dell’ordine di milioni di euro, il decreto prevede poche rassicurazioni: prevede che venga estesa la legge Marzano all’Ilva, permettendo il passaggio all’amministrazione straordinaria. E’ una sorta di fallimento controllato con alcune deroghe che tutelano le pmi dell’indotto e dell’autotrasporto che hanno effettuato prestazioni per risanamento ambientale, sicurezza, salute, come appunto le imprese delle nostre valli. Alle Pmi però, a partire da quelle dell’indotto e dell’autotrasporto Ilva, viene riservato un importo massimo di 35 milioni del Fondo di Garanzia per le Pmi. Se si considera che solo in Valle Camonica un’impresa vanterebbe un credito di circa 30 milioni di euro, si capisce quanto questa cifra non sia sufficiente a pagare i creditori, messi in ginocchio da questa situazione. Per aiutarli vengono però sospese fino al 20 dicembre 2015 le cartelle esattoriali e vengono sospese le rate dei mutui per gli anni 2015-2017. Il resto dei fondi sbloccati servirà per il risanamento ambientale e per garantire la continuità produttiva dell’Ilva di Taranto. Soddisfatto il PD per un decreto che risana e rilancia il più grande polo siderurgico europeo, critiche invece le opposizioni. 

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