“Spero proprio tanto che dopo aver lavorato e dopo che sto tuttora lavorando per uno Stato che si era fatto garante al posto dell’imprenditore privato, non ci si ritrovi Traditi / Ingannati proprio dal nostro stato, perché sarebbe veramente ……….( non trovo il termine adeguato )”. Con queste parole in una lettera aperta iinviata alla nostra redazione, Stefano Ducoli della ALFA So.Ge.Mi Srl di Esine, riassume la rabbia e il disorientamento, ma anche la speranza che accomuna in questi giorni i fornitori bresciani e bergamaschi di cui una trentina camuni, dell’Ilva commissariata. Hanno servito Ilva da quando era gestita dal Gruppo Riva, non hanno mai avuto in passato un giorno di ritardo sui pagamenti, quindi hanno continuato a farlo dopo il commissariamento con fiducia. Fino a quando il Tribunale non ha dichiarato lo stato di insolvenza del maggiore polo siderurgico europeo che quindi è stato messo in amministrazione straordinaria. Da quella lettera i fornitori hanno cominciato a temere di non vedere più i propri soldi e questo vorrebbe dire una cosa sola: chiudere i battenti. I grandi fornitori vantano crediti di diversi milioni di euro, i piccoli di alcune migliaia, ma tutti, grandi e piccoli, resistono. Non sanno ancora per quanto riusciranno a continuare a pagare i propri dipendenti e a svolgere nonostante tutto il lavoro che gli è stato commissionato.

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