Il controllo scattava dopo che gli agenti di polizia notavano il Parmigiano in vendita con una crosta più chiara del solito e con la scritta poco leggibile. A quel punto il comandate Claudia Masinari provvedeva  a contattare il Consorzio che produce il noto formaggio e, due giorni dopo, polizia locale e perito si presentavano al punto vendita per un’ispezione congiunta. Venivano così trovati trenta chili di formaggio sottovuoto, con la scritta Parmigiano Reggiano sulla crosta. Dall’etichetta è emerso che il prodotto era stato confezionato da una ditta di Parma per conto di un’azienda di Sondrio e acquistato dal negozio di Nembro in un ingrosso di Bergamo. Il perito confermava che il formaggio era di prima qualità, semplicemente l’etichetta non riportava alcuni elementi ritenuti essenziali per qualificare il prodotto come dop, ovvero i loghi di una fetta di formaggio e la forma del formaggio, oltre al numero di autorizzazione rilasciato dal Consorzio di tutela.  Altri trenta chili con crosta sbiancata e la scritta Parmigiano Reggiano sbiadita venivano classificati da perito come “ mezzano”, mentre altri 140 chili dello stesso genere trovavano spazio nei frigo del magazzino del negozio di Nembro. Il titolare li restituiva e la polizia locale non gli contestava né sanzioni né reati.

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