Lavorano in silenzio ma a a tutto campo i carabinieri di Tavernola e Clusone per risalire a chi avrebbe posto le reti a circa 100 metri dalla riva del lago a Tavernola, alla profondità di 30-40 metri, nelle quali è rimasto impigliato come in una matassa mortale Lorenzo Canini nella mattina di sabato 3 gennaio attorno alle 10.00 era uscito poer un0’immersione con l’amico Fabio Bozzato, 54enne di Bergamo, suo istruttore di attività subacquea. Fabio era passato sopra la rete mentre Lorenzo era rimasto impigliato con una pinna: tentando di liberarsi, forse anche a causa del pulviscolo melmoso che si muoveva dal fondo, non è riuscito a vedere che la rete lo stava avvolgendo. Forse si è mosso troppo al punto che è rimasto impigliato completamente senza potersi più muovere: preso dal panico avrebbe tolto anche il boccaglio dell’attrezzatura speciale denominata “rebreather”, che consente di recuperare a circuito chiuso l’anidride carbonica emessa dalla espirazione trasformandola in ossigeno da rimettere in circolo a disposizione del sub. Anche questa attrezzatura è stata sequestrata dai Carabinieri ed ora i periti cercheranno di capire se non ha funzionato come avrebbe dovuto. I due sub avrebbero potuto tagliare le reti con un coltello: ma pare che né Bozzato né Canini lo avessero con sé.

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