I carabinieri di Tavernola, che hanno mandato dalla Procura di svolgere le indagini, mantengono il più stretto riserbo sul lavoro che in questi giorni stanno portando avanti per risalire a chi ha posizionato la rete abusiva in cui è rimasto impigliato nelle acque del sebino a Tavernola, il sub Lorenzo Canini. Il punto di partenza per svolgere le indagini è la rete ripescata domenica dai sommozzatori, le cui caratteristiche potrebbero indirizzare i militari che si stanno occupando del caso. Alcuni particolari, come la lunghezza e la larghezza, le maglie più o men strette, la posizione di profondità dal fondo e distanza dalla riva e l’ancoraggio, spesso variano da pescatore a pescatore. Pare che la rete in questione fosse priva del galleggiante necessario per avvisare che si avvicina e pare che si trovasse in una posizione, a novanta metri circa dalla riva, adatta a pescare pesci persici e caratteristica pare, dei pescatori di frodo che non si allontano troppo dalla riva per risparmiare carburante e che usano reti a maglie più strette per prendere più pesci. Ci sono poi dei metodi diversi alternativi al galleggiante per recuperare le reti abusive.
dal giornale online: Più Valli TV – News
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