L’autopsia effettuata sul corpo di Dorjan Puja non ha rilevato ferite o segni di violenza o altro che possa portare ad ipotizzare qualcosa di diverso dall’annegamento come causa del decesso. Il giovane, scomparso dal 10 dicembre scorso mentre fuggiva dopo aver tentato di mettere a segno un furto in casa di un imprenditore di Gratacasolo di Pisogne, si era diretto sopra Gratacasolo nella zona fittamente boscata: nel buio fitto sarebbe inciampato e quindi caduto nel canale idroelettrico della centrale Paraviso, annegando poco dopo. Solo alcuni giorni dopo quel tentativo di furto i familiari dall’Albania ne avevano denunciato la scomparsa e per due giorni i Carabinieri e vigili del fuoco avevano battuto la zona senza esito, con uso di tutti i mezzi più avanzati di ricerca, compreso l’elicottero con foto e termocamera, i cinofili specializzati ed un esercito di volontari di protezione civile. Dopo più di 70 giorni il cadavere era riemerso martedì 14 febbraio verso sera quando gli operai al lavoro alla centrale idroelettrica avevano notato il corpo nei pressi di una grata e avevano lanciato l’allarme. L’ipotesi è che dopo l’annegamento il corpo sia scivolato sul fondo del canale e, complici le basse temperature, sia rimasto adagiato fino a martedì quando il clima più mite degli ultimi giorni avrebbe provocato un rimescolamento delle acqua che hanno fatto riemergere il cadavere. Dorijan Puja aveva alle spalle molti episodi di reati contro il patrimonio: dallo scorso dicembre era gravato dall’obbligo di firma in caserma a Chiari, dove risiedeva. Con l’autopsia si chiude dunque il secondo atto, probabilmente quello definitivo, sulla morte del giovane sulla quale sin dall’inizio erano circolate molte voci diverse.

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